Giovedì 27 novembre, Sala Kursaal, Grottammare, ore 21.15 – “Grizzly Man” di Werner Herzog (USA 2005, col, 100’)
Dopo l’interessantissimo incontro con Francesco Cattaneo che ci ha guidati alla scoperta del percorso poetico-cinematografico di Herzog, questa settimana la rassegna “La conquista dell’inutile” organizzata dall’Associazione Blow Up di Grottammare e dedicata proprio al grande regista tedesco Werner Herzog, prevede un altro appuntamento fondamentale: giovedì 27 novembre alle ore 21.15 presso la Sala Kursaal di Grottammare verranno proiettati due film eccezionali: “Grizzly Man” di Werner Herzog (USA 2005, col, 100’) e “La grande estasi dell’intagliatore Steiner” di Werner Herzog (Ger 1973, col, 45’). Nel 2005 Herzog realizza Grizzly Man in cui le sue riprese si alternano a quelle di Timothy Treadwell Nel 2005 Herzog realizza Grizzly Man in cui le sue riprese si alternano a quelle di Timothy Treadwell (l’uomo che era convinto di poter vivere con gli orsi dell’Alaska ed è finito sbranato), selezionate tra ben novanta ore di girato, creando una sorta di film nel film. La regia di Herzog si sovrappone a quella di Treadwell, talvolta identificandosi talvolta creando un distacco netto, confondendo più volte i piani in un “film che esclude la messa in scena come stratagemma di realismo e che, pure, ci appare come una ricostruzione, con l’insistenza dello sguardo in macchina di Treadwell (a chi si rivolge? a chi sono dirette le sue visioni?) e immagini tanto belle da non sembrare vere. Non si può più distinguere la linea tra vero e falso, non ci sono più due territori così netti”, sembra quasi che Treadwell, su un set così suggestivo e con inquadrature così ben costruite, stia recitando per Herzog. selezionate tra ben novanta ore di girato, creando una sorta di film nel film. La regia di Herzog si sovrappone a quella di Treadwell, talvolta identificandosi talvolta creando un distacco netto, confondendo più volte i piani in un “film che esclude la messa in scena come stratagemma di realismo e che, pure, ci appare come una ricostruzione, con l’insistenza dello sguardo in macchina di Treadwell (a chi si rivolge? a chi sono dirette le sue visioni?) e immagini tanto belle da non sembrare vere. Non si può più distinguere la linea tra vero e falso, non ci sono più due territori così netti”, sembra quasi che Treadwell, su un set così suggestivo e con inquadrature così ben costruite, stia recitando per Herzog. [Fabrizio Pesiri]